Le sanzioni occidentali pesano sempre di più sull’economia russa. La conferma a quanto scritto ieri arriva dalla lettera inviata oggi da Vladimir Panfilov al Ministero dell’industria e del Commercio di Mosca. Secondo il direttore generale di IrAero, le misure euro-americane adottate in reazione all’invasione russa dell’Ucraina impediscono il decollo a un numero crescente di aeroplani della flotta dei Super Jet Sukhoi. Infatti in seguito alle sanzioni, gli operatori del velivolo regionale devono far fronte alla crescente mancanza di candele per i motori dei propri velivoli. Finora le candele venivano fornite dalla American Unison Industries. Con l’introduzione delle sanzioni, l’azienda americana ha però smesso l’erogazione dei dispostivi al mercato russo.
Aeroflot nell’impasse
Di fronte a stesse difficoltà si trovano le compagnie Azimuth e Yakutia. Secondo il canale Telegram Aviatorshchina anche Rossija Airlines, il più grande operatore di Super Jet, parte del gruppo Aeroflot, sta affrontando l’identica penuria di materiale al punto che nel programma della prossima primavera-estate l’azienda prevede tagli pari al 60% della flotta Super Jet. La tecnologia russa si sta rivelando incapace a produrre pezzi sostitutivi di pari efficienza e funzionalità a quelli ormai introvabili. Esistono certo opzioni che forse potrebbero risolvere il problema, ma sono tutte prive dell’indispensabile certificazione. Se non si riuscirà a trovare soluzioni – al momento fuori dall’orizzonte tecnologico della Federazione – la prossima stagione estiva gli aeromobili russi, saranno costretti a operare a mezzo servizio. In Russia ci sono 12 operatori Super Jet che gestiscono 160 apparecchi di questo tipo.
Il Super Jet 100 è in parte un aereo “italiano” progettato dall’Alenia Aermacchi nel 2007. L’aereo di linea regionale biturbina di nuova generazione da 75-100 posti è stato poi sviluppato dalla collaborazione tra la compagnia italiana e la russa Sukhoi Civil Aircraft Company. Il design del modello è Pininfarina. Leonardo – gigante italiano dell’industria aerospaziale – era parte della joint-venture. Una collaborazione iniziata col 25% scesa poi al 5,5%. Tre anni fa la fine della joint venture.