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Il Cremlino in difficoltà militarizza la memoria storica e spera nell’apatia europea

La dichiarazioni di Lavrov su Acca Laurenzia non sono un caso. Con l'Italia Mosca è antifascista. In Germania corteggia la miniera neonazista di AfD. In realtà si punta ai governi di Roma e Berlino.

di Barlaam

Due parole per un ritorno

Buongiorno, innanzitutto due parole per i pochi, pochissimi come è giusto che sia, che stavano seguendo quanto qui scritto. L’interruzione, non voluta, è dovuta innanzitutto alle peripezie del vostro monaco. Come tutti, anche lui tiene conto delle vicende di coloro che gli sono e a cui è vicino. E queste – granellini di sabbia nell’ingranaggio della storia (Gramsci) – pur meno importanti delle disavventure di paesi, nazioni e continenti, non devono mai passare in secondo piano.

Ciò detto il 2024 si riapre all’insegna dell’impegno, cui solo la continuità può però dare vero senso.

Manipolazioni russe sulla storia, toppa ai fallimenti sul campo 

Nonostante quanto succede in Medio Oriente, qui si continua a vedere nell’attacco russo all’Ucraina il principale evento delle relazioni internazionali. Un giudizio condiviso “l’esito di questo conflitto determinerà il destino del mondo” dal presidente del Military Committee della NATO, l’ammiraglio Rob Bauer (Corriere della Sera).

Di fronte alle difficoltà militari e al sostegno europeo nei confronti dell’Ucraina, vacillante ma tuttora consistente, il Cremlino corregge il tiro. Immutata invece è la determinazione a manipolare le opinioni pubbliche del continente. Al fallimento delle proprie strategie, prima la presunzione della vittoria lampo poi la volontà di fare terra bruciata dell’Ucraina, Mosca reagisce banalizzando l’aggressione a Kiev. All’analisi specifica di quanto sta avvenendo sul suolo europeo da ormai 10 anni – l’impossibile tentativo di restaurazione imperiale – il Cremlino fa di tutto per imporre una lettura dell’aggressione completamente in linea col recente passato continentale.

Affinché questa strategia si affermi occorre che le opinioni pubbliche europee continuino a vedere nella seconda guerra mondiale e nella battaglia contro il nazifascismo siano tuttora l’evento fondante della storia continentale contemporanea. Una volta raggiunto questo scopo si potrebbe sostenere che la guerra fredda è ancora in corso. Impossibile cosi dire che l’Occidente l’avrebbe vinta.  Se questi concetti attecchissero, il Cremlino potrebbe automaticamente rivendicare l’eredità (sovietica) di essere la forza principale della liberazione europea. Rinverdire le manipolazioni passate è infatti indispensabile all’affermazione delle manipolazioni presenti.

Cosi, a differenza di quanto sostiene il Cremlino, non è vero che l’URSS abbia sempre combattuto il nazifascismo tedesco. Nei momenti inziali e in quelli immediatamente precedenti l’inizio del secondo conflitto mondiale,1939-1941, Mosca e Berlino lungi dall’essere stati nemici mortali erano alleati. La seconda menzogna consiste nel far credere che l’URSS-Russia sia riuscita a sconfiggere l’hitlerismo con le sole proprie forze, prescindendo dagli aiuti occidentali. Al contrario slancio sovietico ed efficienza americana (Stalin) sono state alla base della collaborazione USA-URSS contro i tedeschi. La voluta confusione sulle vittime del secondo conflitto mondiale, mascherare i morti sovietici facendoli passare in toto per russi, punta a mettere in secondo piano le vittime delle altre popolazioni sovietiche. Così, per fare un esempio, nella guerra contro Hitler la sola Ucraina ha perso tra 6 e 8 milioni di persone tra civili e militari. Infine per i paesi est-europei, la liberazione dal nazismo ha preso rapidamente le forme dell’oppressione nazional-comunista russa.

Si tratta di eventi sui quali tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90, la verità iniziava ad avanzare anche in Russia-URSS, ma che dal 2000 la dirigenza russa ha fatto di tutto per renderli di nuovo inaccessibili alla propria opinione pubblica. Travisando e falsificando tutto ciò che in quegli anni si era ammesso.

Iniziato prima dell’aggressione russa in Ucraina, il successo di un tale caos disinformativo, era propedeutico all’idea che il continente avrebbe accettato in silenzio il diktat contenuto nel messaggio televisivo di Putin del 24 febbraio 2022. Dai primi passi della presidenza Putin, il Cremlino vuole infatti convincere il mondo dell’indiscutibilità del proprio concetto di giustizia storica di un avvenimento, la seconda guerra mondiale, definito “sacro”, dunque astorico, e perciò immodificabile nei suoi esiti. Da qui le intimazioni di Mosca agli inizi del 2022: fatta salva la riunificazione tedesca, lo status europeo doveva tornare a essere quello precedente al crollo del Muro di Berlino (1989), e alla dissoluzione sovietica (1991). Un idea tuttora presente al Cremlino: l’Europa orientale deve tornare sotto l’influenza russa.

Ormai è chiaro che l’altro tassello del piano revisionista russo: la conquista fulminea dell’Ucraina è stato un fallimento. E di questo occorre ringraziare il coraggio e la forza di chi si è opposto. Il popolo ucraino. Il dilemma è ora: quali forme avrà il mondo post 24 febbraio 2022? Molto dipenderà dal comportamento, europeo e italiano.

Una delle conseguenze del fallimento del Blitzkrieg, la vittoria immediata sul campo di battaglia, moscovita? Declassare la presunta potenza russa, portare alla luce l’inaffidabilità della presidenza russa, rendendo cosi molto più complicata la manomissione delle opinioni pubbliche del continente. La falsificazioni però proseguono. Secondo gli stessi metodi. Innanzitutto: convincere della continuità tra fascismo/nazismo europeo e governo ucraino. In secondo luogo saldare l’attuale aggressione a Kiev con la resistenza al (vecchio) nazifascismo . Un piano che per affermarsi punta su tre condizioni: a) l’anzianità della popolazione europea b) la nostalgia di un mondo chiaro e nettamente definito c) l’indolenza di parte delle opinioni pubbliche europeo-occidentali a impegnarsi contro le manipolazioni russe.

Italia anello più esposto alla propaganda russa?  

Un umore quest’ultimo in ascesa tra chi dietro la parola pace nasconde la propria volontà a vivere in pace, farsi i fatti propri disinteressandosi a quanto accade sotto i propri occhi. E coltiva soprattutto un’aspirazione: negare la realtà del nuovo totalitarismo/fascismo moscovita. Il nazionalismo religioso russo afferma di voler restaurare la tradizione . Ma cosa vuole dire questo?  Quale è stato il movimento che dal dopoguerra a oggi ha più lottato per cambiare la tradizione? La risposta è banale: il movimento delle donne è stata la punta di lancia del recente rinnovamento del genere umano. Dunque chi rimpiange le tradizioni, in realtà vuole innanzitutto cancellare le conquiste raggiunte dalle donne nel mondo. E l’Italia a questa strategia come reagisce?

Sul Corriere della Sera di domenica 7 gennaio 2024, Maurizio Ferrara sottolineava la “tiepidezza” delle opinioni pubbliche, italiana ed europea, verso l’invasione russa dell’Ucraina. Un fenomeno in corso, rimarcava l’analista, nonostante la guerra si sia “seriamente inasprita”. Perché? Oltre ai motivi elencati nell’editoriale di Ferrara, è possibile che qualcosa di più profondo e contemporaneamente di molto superficiale si stia affermando nel nostro paese. Una banalizzazione degli eventi,  diversa da quella di Mosca, basata soprattutto sulla scocciatura di vedere un paese che non si arrende, ma che potrebbe portare proprio ai risultati voluti dai russi. Il disimpegno nel sostegno all’Ucraina.

Un atteggiamento nel quale più che la carta stampata si stanno distinguendo i mezzi radiotelevisivi. Ha stupito infatti nel corso di una recente puntata di Che Tempo che Fa, sentire Concita De Gregorio riprendere Paolo Mieli. Al giornalista che sottolineava quanto sarebbe pericoloso abbassare la guardia dell’appoggio a Kiev, l’attenta osservatrice di politica e costume ha risposto infastidita che alla fine, “la vita continua”. Già la vita continua. Sempre. In questo senso la commentatrice di Repubblica ha detto una perfetta banalità. Come continuerà la vita però, in Italia e in Europa, dipenderà degli esiti dell’aggressione russa all’Ucraina. Concita certamente sa la parte svolta dal sostegno iraniano nelle vicende in corso. Oltre che nell’attacco all’Ucraina, la teocrazia degli ayatollah è completamente dalla parte di Mosca anche nella strategia nazional-religiosa di ritorno al tradizionalismo. Soprattutto il Cremlino e Teheran sono d’accordo nel reprimere le donne. Certo ognuno a modo suo. Ma se la marcia e diversa, lo scopo è comune. In Russia, nel 2011, secondo l’ufficio federale di statistica , Rostaat, vi sono stati 16,45 milioni atti di violenza domestica. Depenalizzando, nel 2017, questo reato, Mosca ha dato carta bianca a chi in famiglia ritiene più facile risolvere le questioni usando mazze da baseball. In Iran invece usano altri metodi. Infatti durante le manifestazioni 2022-2023 gli ordini erano di sparare alla vagina e agli occhi. E cosi che anche in Iran la vita è continuata. Siamo però certi che Concita spera in una altra vita per le donne iraniane e non.

Clamoroso invece quanto successo al programma di Rai 3 Uomini e Profeti di sabato 6 gennaio, il giorno prima dell’editoriale di Ferrara. Impegnati a scandagliare brillantemente il recente film di Aki Kaurismaki, Foglie al vento, né il conduttore Felice Cimatti, né il critico Enrico Magrelli e tantomeno la filosofa del linguaggio Sara Fortuna, hanno fatto notare uno degli aspetti fondamentali dell’opera del regista finlandese. Come sottofondo sonoro del film, Kaurismaki ha posto il costante flusso degli annunci fatta dai media di Helsinki dell’invasione russa dell’Ucraina. Si tratta solo di una disattenzione degli commentatori di Radio Tre? Oppure una parte degli opinionisti del nostro paese, paradossalmente coloro (intellettuali di sinistra?) che lodano libertà, progresso ed emancipazione sembra sinceramente stufa da quanto sta succedendo in Europa, al punto da rimuovere la realtà?

E la politica? Quella sull’Occidente-Hulk, del ministro della Difesa Guido Crosetto è naturalmente una boutade che però contribuisce diciamo cosi a deconcentrare l’opinione pubblica del paese. Se anche il governo straparla, come pretendere che l’opinione pubblica italiana prenda sul serio il conflitto? Se la leadership viene sostituita da un gioco degli specchi, il risultato finale non potrà essere altro che il mascheramento della realtà. E chi ne trarrebbe vantaggio?

Naturalmente anche l’opposizione al governo non è da meno. E, di nuovo, la figura più meschina la fa il Movimento 5 Stelle, guidato da un personaggio, Giuseppe Conte, ossessionato dal ritorno alla Presidenza del Consiglio e pronto a tutto per riuscirci. Anche a fiancheggiare una potenza straniera ostile, augurarsi subdolamente la sua vittoria, agire a questo scopo, e sperare nei rivolgimenti europei che dovessero seguire per essere spinto di nuovo al potere.

E il PD? Fedele alla propria mancanza di pensiero strategico in ogni settore, il PD andando a “caccia di farfalle” (Sabino Cassese), sta di fatto concedendo al M5S un costante diritto di veto. In questo caso in nome della pace. Ma se c’è un potere che come prova di esistenza in vita ha scelto la guerra, questo è il potere russo. Sanno i nostri pacifisti che di fronte all’Europa c’è uno Stato che dedica il 40% del proprio bilancio, tendenza in crescita, alle spese militari? Che Mosca produce ormai 200 carri armati al mese? Il doppio rispetto al 2022. Che la fabbricazione di proiettili d’artiglieria ha raggiunto il livello di due milioni l’anno? Quantità, anche in questo caso, raddoppiata rispetto al recente passato? Che il numero di razzi militari e missili da crociera russi è passata da 50 a 101 unità al mese? Come smettere in queste condizioni di aiutare l’Ucraina? Un sostegno inoltre che finora è costato solo lo 0,47% del PIL dell’UE. E meno dello 0,1% di quello italiano.

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