Ieri, ultimo sabato del mese di novembre, il mondo ha ricordato l’Holodomor. E, per la prima volta, la propaganda russa non è riuscita a occultare quanto avvenuto tra 1932 e 1933 in Ucraina, ma non solo. Naturalmente vi è sempre stato chi ha lottato per affermare la verità su quella strage genocidaria. Quest’anno però, per la prima volta, l’avvenimento è stato ricordato da quasi tutti i mass media, almeno quelli non in malafede. Ecco da ieri si può dire che sull’Holodomor il governo russo non potrà più facilmente utilizzare la ricetta tipica di tutte le tirannie: mentire allo scopo di sostituire alla realtà una “scena del crimine” del tutto inventata, accompagnata da una narrazione manipolatrice. In questo modo Mosca era riuscita a negare la verità, trasfigurandola prima in una fantasticheria per poi rovesciarla in un complotto. Dal 2014, per limitarci all’attualità, questo aveva permesso al Cremlino di presentarsi come il sovrano dell’interpretazione dei fatti. L’operazione, a volte sofisticata a volte grossolana, ma sempre subdola, presupponeva livelli di manomissione del linguaggio in grado di travisare il reale. Ieri questo procedimento non ha funzionato.
Berlino ma anche Bologna
In questo senso due fatti vanno segnalati. Uno il parlamento tedesco, il Bundestag, ha dichiarato la propria intenzione di riconoscere l’Holodomor come genocidio contro il popolo ucraino. Questo afferma una nota comune di Spd, Verdi, Fdp e Cdu/Csu, redatta il giorno precedente la commemorazione della catastrofe a cui in Ucraina è dedicato sempre l’ultimo sabato di novembre. L’altro, sicuramente più piccolo ma non meno importante, la manifestazione di Bologna del 26 novembre. Un evento che ha colpito per partecipazione e passione.
Ma cosa è stato l’Holodomor? È perché le nefandezze dello stalinismo sono simbolizzate dal sistema del GULag, mentre l’Holodomor, il maggior delitto di quegli anni, è rimasto praticamente sconosciuto? Con Holodomor ─ da Holod, fame e Mor, sterminio, – si intende la carestia organizzata in Ucraina – ma anche in Kazakhstan e altri paesi – che tra 1932 e nel 1933 ha affamato fino alla morte oltre cinque milioni di persone. Vittime alle quali vanno aggiunte le decine di migliaia di esecuzioni di contadini che resistettero alla collettivizzazione della terra. Oggi a un secolo da quella tragedia, una delle maggiori del XX secolo, l’Ucraina è di nuovo sottoposta a una guerra di sterminio voluta dalla Russia putiniana. Come allora non rendere omaggio all’eroica resistenza degli ucraini di ieri e di oggi?
Cosa è successo?
1925. A dicembre il XIV Congresso del PCUS decide la politica del socialismo in un solo paese. Un obiettivo, voluto da Stalin, raggiungibile solo con l’industrializzazione forzata dell’URSS e l’acquisto delle indispensabili macchine utensili. Per farlo serve una gran quantità di valuta estera. A questo scopo si decide di utilizzare, esportandola, l’intera produzione di grano.
1929. Per controllare la produzione agricola e la sua distribuzione, il partito decide la collettivizzazione della terra e la “dekulakizzazione”, l’eliminazione fisica o la deportazione dei contadini piccoli proprietari terrieri che la boicottano. Primo risultato di questo disegno: 300mila ucraini finiscono nei campi di lavoro forzato.
1931. A seguito del fallimento del primo raccolto della terra collettivizzata in Ucraina, il PCUS accusa i kolchoziani (lavoratori delle aziende agrarie collettive) di pigrizia, furto e occultamento della produzione e ordina la requisizione di metà del raccolto.
1932. Primavera. Inizia lo sterminio per fame dei contadini si riducono a mangiare erba e ghiande. Nonostante le centinaia di migliaia di morti, di cui Stalin è informato, il peggio non è ancora arrivato. Ma le decisioni del potere sovietico sono sempre più nefaste. In agosto le requisizioni si intensificano, mentre tutta la produzione agricola viene dichiarata demaniale. Nonostante che l’URSS nelle proprie riserve di cerali abbia tre milioni di tonnellate di grano, poliziotti e attivisti, perquisiscono, saccheggiano e sequestrano il cibo ancora disponibile.
1932. Mentre Kazakistan, il bacino del Volga e il Caucaso settentrionale iniziano a subire la fame, in Ucraina la carestia esplode. Se da questo momento è Impossibile per il potere sovietico negarne l’esistenza visto che anche le città ne sono raggiunte, questa viene dichiarata il risultato di un “complotto nazionalista”. Centinaia di pseudo-organizzazioni clandestine e legate alla Polonia vengono “scoperte”. Alle deportazioni e liquidazioni dei contadini recalcitranti si aggiungono poi quelle delle élite nazionali: insegnanti, scrittori e leader politici, comunisti compresi. I bambini muoiono a decine di migliaia, mentre si diffonde il cannibalismo. La carestia provoca malattie che deformano i corpi. La popolazione ucraina invecchia di colpo. Il paese si trasforma in un enorme campo di fame.
L’Holodomor è un genocidio?
Con genocidio oggi si intende la “distruzione di una nazione o di un gruppo etnico”. Il concetto è dovuto al pensiero di Raphael Lemkin che alla fine del 1944 nel suo esilio americano, elabora questa nuova ipotesi di reato. Nel 1931 e nella primavera del 1932, né la distruzione della nazione ucraina né quella dei contadini sembravano mirate in quanto tali. Ma questa osservazione non integra le successive analisi dello stesso Lemkin. In un dattiloscritto intitolato “Il genocidio sovietico in Ucraina” il giurista descrive l’Holodomor come “il più lungo e vasto esperimento di russificazione: la distruzione della nazione ucraina”. Un’analisi confermata dalle successive scoperte fatte dagli storici negli archivi sovietici. Le decisioni prese dall’URSS nella seconda metà del 1932 e nel 1933 mostrano la volontà di distruggere i contadini ucraini: nel novembre 1932 ai villaggi che non avevano raggiunto le quote di raccolto viene impedito il commercio e viene tolta ogni forma di approvvigionamento. Il 29 dicembre il sequestro tocca le riserve familiari. Dal 14 gennaio 1933, per risiedere nelle città servono i passaporti interni che i contadini non hanno e non ricevono. Il 22 gennaio Stalin chiude i confini dell’Ucraina a chi, affamato, cerca di attraversarli. In quel momento i contadini rappresentavano oltre il 70% della popolazione ucraina. Colpendo loro Stalin punta alla nazione ucraina, alle sue radici legate alla terra. Persino la politica voluta da Lenin che rispettava la lingua ucraina, lascia il posto alla totale russificazione. Cosi collegando fame, negazione dell’identità ucraina, stupri, deportazioni ed esecuzioni, l’intento genocida e il suo obiettivo etnico, la fine dell’Ucraina, sono innegabili.
Il grande silenzio
Oltra agli intenti genocidari, un’altra caratteristica dell’Holodomor è il silenzio di cui è stato fatto oggetto. In Russia/URSS, ma anche in occidente. Negli anni ’30, per chi partecipa alla mietitura, studenti e lavoratori la consegna è tacere. Anche il personale sanitario deve tapparsi la bocca. La morte della popolazione va attribuita a epidemie infettive e arresti cardiaci. Una strategia di falsificazione cui partecipa anche l’occidente. Eppure le testimonianze non mancano. Ma non bastano. Non bastano le foto di Alexander Wienerberger, austriaco presente a Kharkiv, che mostrano persone che muoiono di fame sul ciglio della strada, case vuote, fosse comuni. Non bastano nemmeno le parole di Rhea Clyman, un canadese che nel 1933 dichiara al Toronto Evening Standard di aver visto bambini ridotti a mangiare erba. Di fronte a loro, ospiti illustri come George Bernard Shaw o Édouard Herriot, sostengono la propaganda sovietica. Secondo il ministro francese l’Ucraina è “come un giardino in piena fioritura”.
Attualità dell’Holodomor
Le autorità sovietiche hanno sempre negato l’Holodomor. Nemmeno Krusciov ne fa cenno nel rapporto sui crimini di Stalin del 1956. Nel 1991 la fine dell’URSS permette l’ammissione di crimini fino a quel momento negati. L’Holodomor è tra questi. Ma con Putin ogni spiraglio di verità torna a chiudersi. Che la ritrattazione del presidente russo avesse lo scopo finale di disconoscere l’esistenza dell’identità ucraina è palese nel suo discorso del luglio 2021, Sull’unità storica tra russi ed ucraini. Quello di negare il passato e di cercare di cancellare persone, istituzioni e Stati che lo possono testimoniare è un lascito del passato sovietico con cui la Russia ha sempre rifiutato di confrontarsi. Se non bastasse tutto ciò per attribuire finalità genocidarie all’invasione russa del 24 febbraio scorso, basta leggere quanto apparso sulla RIA Novosti il 3 aprile. Diventato ormai impossibile riproporre la favola dell’Ucraina nazista, l’autore, Timofej Sergejchev, parla di deucrainizzazione del paese, ossia sterminio del popolo ucraino. Identico lo scopo della deportazione in Russia di centinaia di migliaia di bambini ucraini ─ in particolare di minori non accompagnati destinati all’adozione (un atto classificato come genocidio dalla Convenzione ONU del 1948). Stalin usava la fame per cancellare la nazione ucraina, Putin per raggiungere lo stesso risultato intende usare l’arma del freddo. La carestia del 1932-1933 ha ucciso anche dei russi. Perché allora il Cremlino continua a negare l’Holodomor? Perché il vero obiettivo dell’attuale governo russo è impedire che i propri concittadini conoscano la verità sul passato del proprio paese.
Riferimenti:
Esprit, L’écho du Holodomor
Novaya Gazeta, “Golod”, zapreshchennyj zakonodatel’stvom
OstEuropa, Revisionismus und Drohungen. Putins Text Ueber Russen und Ukrainer
RIA Novosti, Chto Rossija dolzhna sdelat’ s Ukrainoj
Frankfurter Allgemeine Zeitung, 26. XI. 2022
Bologna4Ukraine ha organizzato la manifestazione di Bologna del 26. XI. 2022