Nonostante le dolorose sconfitte subite sul campo e le enormi perdite di soldati, Vladimir Putin intende proseguire l’aggressione dell’Ucraina fino a conquistare Kiev. Lo scrive il portale russo, Vazhnye Istoriii. La testata il cui sottotitolo è “media per coraggiosi e liberi”, si richiama a due fonti non correlate tra loro. Una riferibile allo Stato Maggiore della FFAA federali e l’altra ai servizi di sicurezza interni, FSB. Sempre secondo quanto riferisce la testata, la leadership militare russa prevede che entro l’estate del prossimo anno il numero delle perdite tra i mobilitati, i bezvozvratnye, ossia i soldati morti o feriti in modo irreversibile, dovrebbero raggiungere la cifra di cerca 100mila persone.
Altri coscritti, nuovi morti
Si tratta di vittime che la strategia politico-militare del Cremlino ha già contabilizzato. Ma ecco come le fonti citate da Vazhnye Istoriii descrivono quanto accadrà a breve. Innanzitutto i vertici militari russi hanno l’indispensabile bisogno di guadagnare tempo per stabilizzare l’attuale linea del fronte. Utilizzato l’inverno per congelare lo status quo, a primavera, ossia più o meno a un anno dall’inizio dell’invasione pensata come una passeggiata di 10 giorni al massimo, tutto dovrebbe ricominciare da capo. Da qui le previsioni di, ulteriori, pesanti perdite, afferma la gola profonda dei servizi di sicurezza. Una prospettiva che la leadership politico-militare del paese non teme poiché, le vittime “verranno sostituiti dai coscritti”.
Queste cupe diagnosi dei servizi sono confermate anche dall’altra testimonianza della testata, quella facente capo allo Stato Maggiore. Secondo il militare, finora era stato impossibile garantire “sicurezza del fronte” a causa della “carenza del personale delle seconde linee”. La mobilitazione decisa a settembre puntava proprio a colmare questa lacuna e i “vuoti nelle seconde linee di difesa” che si erano creati e che a volte arrivavano a lasciare sguarniti oltre “20 chilometri”. A primavera questi buchi saranno riempiti e non la scopertura delle linee non dovrebbe più verificarsi. I nuovi mobilitati, completi di addestramento, da inviare al fronte “saranno almeno 120mila”. Si spiega così come nonostante le varie affermazioni sulla fine della mobilitazione parziale fatte dal ministro della Difesa russo, Sergej Shojgu, l’atto giuridico che ne è alla base, il decreto presidenziale del 21 settembre 2022, non è mai stato revocato e continui a essere valido.
“L’impreparazione non finirà, lo sappiamo tutti”
Che le prospettive siano fosche è uno stato d’animo condiviso dalla popolazione oltre che dagli stessi combattenti russi. Che l’invio al fronte di mobilitati comporterà un aumento delle perdite è chiaro a tutti. Il 28 settembre, qualche giorno dopo dell’entrata in vigore della norma sulla mobilitazione, Kirill, un soldato a contratto, dichiarava a Meduza che “l’esercito continuerà a trovarsi impreparato. Se bisogna parlare onestamente, dobbiamo dire che moriranno tutti”. L’altro pericolo è che le vittime si stiano sacrificando inutilmente. L’aggressione russa dell’Ucraina è ormai entrata nel nono mese ma finora Mosca non è riuscita a raggiungere nessun obiettivo. Ora, secondo le ammissioni ufficiali, si prospettano altre, nuove, forti perdite. Che tra l’altro non è chiaro se siano già comprese nel totale già contabilizzato, o andranno aggiunte a questo. Che le perdite sarebbero già 90mila per parte, lo dicono i dati forniti da Mark Milley, responsabile dello Joint Chiefs of Staff dell’esercito americano. Con la mobilitazione autunnale il numero dei nuovi coscritti sarà di circa 300.000 persone. Ciò significa che se le previsioni del Cremlino si avvereranno, entro l’estate del prossimo anno un terzo di queste persone subirà perdite irrecuperabili, ossia verrà ucciso, catturato o ferito.
A inizio novembre grande risonanza ha avuto in Russia un video inviato a Oleg Kozhemjako, governatore della regione del Primorje sull’estremo oriente del Pacifico russo. Il documento, registrato dai marines della 155a brigata e dai combattenti del battaglione Tiger di stanza nel Donbass, è una testimonianza delle grandi perdite subite da quelle unità dai toni disperati e toccanti. La disfatta, affermano i soldati, è la conseguenza della volontà di due alti gradi di “farsi belli” di fronte alle gerarchie militari. Se a caldo la reazione del governatore è stata definire il dossier “un falso dei servizi ucraini”, il ripensamento è stato rapido. In un secondo momento, Kozhemjako ha fatto sapere di aver contattato la truppa e di aver scoperto che le perdite denunciate erano esagerate. In realtà da questa vicenda si può capire una sola cosa. La Russia si è infilata in un vicolo cieco da cui sarà difficile uscirne moralmente integri.