Il mandato di cattura per Vladimir Putin emesso dalla corte penale internazionale dell’Aja ha colto di sorpresa il Cremlino. La “mossa meno attesa” dell’Occidente, cosi fonti vicine all’amministrazione presidenziale russa definiscono il passo della CPI in una conversazione con Meduza. Secondo i due interlocutori della pubblicazione con sede a Riga, Lettonia, Mosca non era pronta a un contesto di questo tipo. Finora le indiscrezioni provenienti dall’amministrazione presidenziale riportate dalla testata fondata nel 2014 da Galina Timchenko si sono rivelate attendibili.
Da quanto affermano i due funzionari, Il Cremlino sembra essere stato preso in contropiede dai provvedimenti dell’Aja. Soprattutto perché per il 2023 Mosca puntava a promuovere l’immagine di Putin. Una campagna di PR indirizzata al pubblico russo ma anche pensando alle elezioni USA. La figura del leader avrebbe dovuto rappresentare il cavaliere senza macchia “in lotta contro l’Occidente”. Il “difensore dei paesi dell’America Latina e dell’Africa contro l’oppressione coloniale”. Una delle “principali personalità del mondo multipolare”. Funzione che richiede una regolare presenza fuori dai confini della Federazione.
Sempre secondo quanto riferiscono le fonti di Meduza, ora non si sa bene come possa essere garantita la libertà di movimento del capo dello stato. Diventano così molto complessi i viaggi all’estero, cui Putin viene limitato dalla decisione della Corte penale internazionale. Teoricamente, il presidente può essere messo in stato di arresto da ognuno dei 123 paesi che hanno ratificato lo statuto del Tribunale penale internazionale. Persino i membri della Comunità degli Stati Indipendenti, CSI, non saranno più luoghi sicuri visto che il Tagikistan è tra i paesi che hanno ratificato.
Naturalmente sono in pochi a credere che gli Stati dell’ex URSS possano arrestare Putin ma esiste sempre una infinitesima probabilità che ciò avvenga. Per tagliare la testa al toro, chi parla con Meduza ritiene che il presidente russo non andrà dove esiste anche il minimo rischio che i provvedimenti decisi all’Aja possano essere eseguiti. Queste fonti fanno notare come nonostante l’invasione dell’Ucraina, nel 2022 Vladimir Putin abbia viaggiato all’estero con relativa regolarità partecipando a forum e vertici. Tagikistan, Turkmenistan, Iran, Uzbekistan, Kazakistan e Armenia lo scorso anno hanno visto la presenza di Putin. Nulla di simile è avvenuto invece con i paesi occidentali.
Si è trattato di viaggi importanti soprattutto per la propaganda interna. Visite interpretate nel paese per dimostrare ai cittadini che “la Russia ha ancora più amici che detrattori” e resta “uno dei pilastri di un mondo multipolare”. Altrettante difficoltà si può dire subiranno le visite in senso contrario. Finora Putin combinava gli incontri all’estero con gli inviti ai leader che l’ospitavano. Reciprocità ormai impossibile da gestire. Di conseguenza diminuirà la frequenza degli incontri. “Impossibile invitare tutti”, fanno presente le fonti di Meduza.
Già si profilano le prime difficoltà. Il Sudafrica, dove nell’agosto 2023 si terrà il prossimo vertice BRICS, il 20 marzo ha fatto sapere di aver “preso atto” del mandato della Corte penale internazionale. Ufficialmente il Cremlino resta “calmo e continua a lavorare”. Cosi Dmitry Peskov addetto stampa presidenziale. Non proprio impassibile si è rivelato Vyacheslav Volodin. Per il portavoce della Duma di stato, dall’Aja è partita una “aggressione contro la Russia”. A sua volta il responsabile del comitato investigativo federale, Alexander Bastrykin, ha dato mandato per l’apertura di un procedimento penale contro i giudici che hanno emesso il provvedimento. Naturalmente è stato il vice capo del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa a distinguersi. Dmitry Medvedev ha infatti minacciato il tribunale dell’Aia di attacchi con missili di precisione.
Tra i provvedimenti della CPI figura anche un mandato di cattura per il difensore civico dei bambini, Maria Lvova-Belova, figura chiave nel sistema di allontanamento forzato dei bambini ucraini verso la Russia. Le fonti vicine al Cremlino citate da Meduza riportano che una volta raggiunto Putin non vi sono più motivi per ritenere che la Corte non possa accusare altri funzionari dell’amministrazione presidenziale insieme a personaggi chiave del sistema russo. Così i prossimi bersagli della CPI potrebbero essere i governatori delle regioni che accettano i bambini deportati dai territori ucraini. Naturalmente per questi si tratterebbe di provvedimenti simbolici. Finché dura il conflitto i dipendenti pubblici difficilmente andranno all’estero. Anche se, finora, non sempre è stato cosi.