Est via sublimis caelo manifesta sereno
Home Politica internazionale In Occidente qualcosa di nuovo che sa di antico

In Occidente qualcosa di nuovo che sa di antico

Estrema sinistra e estrema destra si mettono insieme? Difficile crederlo ma c'è chi ci spera, come negli anni '30.

di Barlaam

Persone di sinistra della destra. Un ossimoro? Vediamo. Germania settembre 2017, il movimento etno-nazionalista tedesco Alternative für Deutschland, AfD, invita il partito di estrema sinistra, Die Linke, alla collaborazione parlamentare. Ufficialmente il progetto lascia il tempo che trova ma pochi mesi dopo il deputato della CDU Hans-Jürgen Irmer, fa notare alla FAZ come al Bundestag “comunisti ed estrema sinistra votino spesso insieme”. Ma non si tratta solo di politica politicante: esistono rilevamenti da cui risulta che il 22% degli elettori della Linke veda AfD come il partito più vicino alla forza politica da loro votata.

Dai Gilets jaunes a Ignazio la Russa, il socialismo nazionale sarà la soluzione?

Autunno 2018-primavera 2019 in Francia la protesta antisistema dei Gilets jaunes viene appoggiata da Marine Le Pen e difesa da Jean-Luc Mélenchon. La presidente del movimento di estrema destra Rassemblement national, RN, e il leader del partito di ultra sinistra La France Insoumis Francia ribelle – LFI, dalla stessa parte della barricata? Roma 13 ottobre 2022. Ignazio La Russa, esponente del partito di destra Fratelli d’Italia, diventa presidente del Senato con i voti decisivi dell’opposizione di sinistra. Ma il bello arriva di nuovo da Parigi. Il 24 ottobre la mozione di censura contro il governo Borne è votata insieme dai partiti della sinistra unita, Nupes e da RN. Per soli 50 voti la mossa non raggiunge l’obiettivo cercato: la caduta dell’esecutivo. Ma il dado è tratto. Come ha affermato il ribelle Eric Coquerel, presidente della commissione Finanze all’Assemblea nazionale, in nuove occasioni di questo tipo LFI è pronta a “prendere i voti di tutti”. Se questa sarà la strategia di futura di LFI, il presente in Francia è già chiaro: l’alleanza di sinistra è destabilizzata.

Persone di sinistra della destra, in lingua italiana non è un bel modo di dire. Infatti l’espressione Linke Leute von rechts risale allo scrittore pacifista tedesco Kurt Hiller che in un reportage del 1932 cosi definiva l’arco politico posizionato, nella Germania del primo dopoguerra, tra Hitler e Stalin. Nel 1960 il termine, ripreso dallo storico tedesco Otto-Ernst Schueddekopf viene reso più accattivante dal sottotitolo Nazionalbolscevismo in Germania. Nel 1974 sarà il francese Louis Dupeaux a fare del nazionalbolscevismo tedesco l’oggetto di un suo preciso lavoro. Lo studioso francese però respinge qualsiasi forma di ibrido: il nazionalbolscevismo non è un miscuglio destra-sinistra ma solo una corrente di estrema destra che in Germania era pronta ad allearsi con “la sana barbarie” bolscevica. Si tratta di ambienti reazionari tedeschi che nella rivoluzione sovietica vi vedevano il rigetto di un momento della storia russa: l’occidentalismo di Pietro il Grande. La Russia bolscevica per loro non era né di sinistra né marxista, ma un movimento inconsciamente nazionalista e di estrema destra col quale ci si poteva alleare per realizzare un socialismo radicale di impronta germanica. Una tesi condivisa persino da Lenin che nello sciovinismo grande russo indicava un pericolo per la sopravvivenza dello Stato socialista. E in fondo i timori del rivoluzionario russo si sono avverati. All’interno dell’URSS il nazionalismo grande russo ha costituito una potente forza centrifuga, contribuendo in modo fondamentale alla dissoluzione dello Stato socialista. Naturalmente la storia non si ripete.

Sciovinismo europeo, ecco il solito specchietto per le allodole

L’attuale nazionalismo russo, quello che appoggia l’operazione militare speciale dell’aggressione contro l’Ucraina, più estremo, esasperato, frustrato e spaventato del precedente, nasce con l’amalgama tra le esperienze sovietiche e il pensiero nazional-rivoluzionario dei dissidenti russi in esilio. Così nel 1992 a Mosca tra le tante novità vi era quella di poter vedere sfilare insieme neocomunisti e neonazisti avvolti nelle bandiere imperiali zariste. In Europa il fenomeno si diffonde partendo dal nazionalismo serbo sviluppato nelle guerre balcaniche. A Belgrado però alla sua guida si porrà il capo dello Stato Slobodan Milosevic. Invece i due movimenti comune hanno lo stesso eroe: il russo Eduard Limonov. Più che una personalità politica, Limonov è stato uno showman a disposizione di ogni tipo di mass media. Chi voleva celebrare lo spettacolo rosso-bruno nazional-comunista non doveva fare altro che rivolgersi all’ex dissidente sovietico. Spesso in Francia per via di periodi di esilio trascorsi a Parigi, Limonov nell’estate 1992 in una intervista alla rivista di estrema destra Le Choc du mois, sostiene che “se in Francia tra nazionalisti e comunisti è iniziato un flirt, in Russia questa è un’alleanza suggellata dalla realtà politica e quotidiana… Viviamo un epoca di cambiamenti radicali di alleanze, nascono nuove barricate e nuovi fratelli d’armi si abbracciano pronti a difenderle”. Un esempio di questa novità viene proprio dall’autore dell’intervista titolata Limonov sotto le bandiere del nazional-comunismo. Patrick Gofman è infatti contemporaneamente comunista e collaboratore della stampa lepenista.

Se la storia non si ripete, qualche volta però non disdegna salti nel passato. Dopo la fine dell’URSS, gli USA con la guerra in Iraq cercavano la nascita di un nuovo ordine mondiale in grado di imporre ovunque il rispetto dei diritti umani e le regole del diritto internazionale. E l’utopia della pace universale. Quanto successo dopo: crisi internazionali, impotenza dell’ONU, lacune democratiche, freddezza verso la costruzione europea, rinascita di nazionalismi, xenofobie, razzismi e fascismi hanno fatto piazza pulita di quelle fantasie. E ricordano altre epoche.

Anche l’altra chimera del dopo guerra fredda, l’idea che la Russia fosse facilmente riformabile, è evaporata. Come ha riconosciuto nel 2016 German Gref – dal 2000 al 2007 ministro dell’Economia e attuale responsabile di Sberbank, la più grande banca della Federazione – nonostante tutte le chiacchere sulle diversificazioni modernizzatrici il suo paese non è stato capace agganciare le trasformazioni tecnico-economiche avvenute nel mondo. Un fallimento per cui come al solito a Mosca scaricano altrove le responsabilità. Fascismo ucraino, perfidia statunitense, vigliaccheria europea, quinte colonne e traditori russi, migranti, omossessuali, ecc., tutti complottano contro il Cremlino.
Cosi nella lotta per il proprio potere Putin e il suo clan si basano sempre più sul bisogno di discreditare l’idea democratica. Come l’emancipazione ucraina deve diventare sinonimo di guerra, povertà e nazismo, cosi il progetto europeo deve essere l’equivalente di insicurezza, paura e ipocrisia. E quale migliore occasione per dimostrare questo assunto se non aumentare, nel biennio 2015-2016, a colpi di bombe i profughi siriani spingendoli verso l’Europa e soprattutto verso la Germania? Visto che senza l’Unione i singoli stati sarebbero alla mercé dei ricatti di Mosca, tutto ciò che indebolisce l’UE è utile al Cremlino.

Germania dentro la sinistra sta nascendo la destra?

E a questo scopo a Mosca avranno certo in mente il tentativo nazionale e socialista degli anni ’30, quando la Germania si è rivelata il terreno più fertile per la pianta rosso-bruna, teorizzando l’asse con la Russia-URSS? E se a Berlino Alternative für Deutschland nasce già con lo sguardo rivolto a Mosca, non cosi è per l’altra faccia della medaglia, Die Linke. Per cui è questo il nuovo campo da arare non dimenticando che un nome su cui puntare esiste già: Sahra Wagenknecht. Dal 2009 deputata al Bundestag, la 53enne occupa un posto particolare nella politica tedesca. Oratrice di talento, la donna è avversario temuto nei dibattiti televisivi. Incontri dove spicca per la severa bellezza e la lingua tagliente. Eletta nel 2015 copresidente di Die Linke e in breve diventata la star dell’estrema sinistra, Sahra Wagenknecht nel gennaio 2016, mentre la Germania era travolta dall’onda dei rifugiati siriani, sostiene che “dal punto di vista giuridico parlare di diritto d’asilo non è sicuramente corretto”. Un’affermazione smentita dal partito in tempo reale ma tant’è. Secondo il quotidiano berlinese Tageszeitung quelle affermazioni segnavano la nascita della “destra dentro la sinistra”. Vero? Alla domanda se lei sia ancora di sinistra, Sahra risponde evasivamente. Ma il suo percorso sembra segnato. Il 3 settembre 2018 la deputata dà vita a una nuova forza politica Aufstehen, In piedi. Un movimento che se è di sinistra sul piano socio-economico, è di destra su quello socio-culturale. Come la francese LFI.

Con Aufstehen la Germania è di fronte alle ambizioni personali di una donna, oppure si tratta dell’inizio di un’avventura politica da cui il paese ne uscirà trasformato? Una cosa è certa, secondo l’istituto INSA un eventuale partito guidato da Sahra Wagenknecht potrebbe raccogliere tra il 10 e il 30% dei voti e, dimezzando il bacino elettore di AfD, diventare lo strumento della sinistra xenofoba tedesca. Se questo schema avrà successo quale sarà la sua base elettorale? E in Europa chi ne seguirà l’esempio? Soprattutto è possibile oggi proporre un socialismo su base nazionale per risolvere problemi che le singole nazioni europee da sole fanno molta fatica ad affrontare? E a differenza degli anni ’30 del secolo scorso, quando questi problemi erano discussi da un pensiero rivoluzionar-conservatore aristocratico, possono oggi dei senza patria politici di destra e sinistra confrontarsi con tali temi? Oppure tutto finirà con degli oligarchi nazionali che nascondono i propri interessi dietro maschere popolari e anti-élite e, per raggiungere e mantenersi al potere, avranno bisogno di asservirsi alle strategie di potenze più forti? In questo senso vanno lette le recenti dichiarazioni al Bundestag di Sahra Wagenknecht che ha accusato il governo tedesco di voler una “guerra economica” contro la Russia trasformando Putin da carnefice a vittima. E che dire del presidente russo che alla vigilia delle elezioni USA dell’8 novembre sostiene questi discorsi affermando di essere non contro l’occidente ma solo contro alcune sue “strane” élite che hanno abbandonato i “valori tradizionali”? Soprattutto cosa hanno a che fare i valori tradizionali con la dittatura nazional-religiosa che Putin sta costruendo in Russia poggiandosi su pensatori come Ivan Ilijn che negli anni ’30 scriveva che “fino a quando Mussolini ed Hitler saranno alla guida dell’Italia e la Germania, la cultura europea vivrà in uno stato di grazia”. È stato cosi?

 

 

 

Related Articles

2 commenti

Con le armi per la pace e per combattere la guerra – Sostiene Barlaam 13 Aprile 2023 - 11:51

[…] Linke è inoltre la patria politica di Sahra Wagenknecht, personaggio simbolo di quel fenomeno “persone di sinistra da destra”, conosciuto in Germania tra il 1919 e il 1933. Altrettanto succede in Francia, dove a ottobre […]

Reply
Germania & Europa: il Cremlino punta al partito nazi comunista – Sostiene Barlaam 21 Aprile 2023 - 18:45

[…] si può leggere sul quotidiano statunitense, Mosca per riuscire avrebbe rispolverato lo spirito del nazionabolscevismo. L’unione di ultrà comunisti e nazifascisti partirebbe da Berlino, dove la storia ha già […]

Reply

Lascia un commento