Nel 1929 Thomas Mann scrive “Mario e il mago”. Il racconto ambientato in Versilia è il ritratto di un ipnotizzatore, il cavalier Cipolla. Per Mann il personaggio era un “istrione”, capace di sfruttare il “demone del disagio” per “avvilire le coscienze, irretirle nella sfera dell’irrazionale” e sottometterle alla propria volontà. Oggi Rauschen, diventata Svetlogorsk, è una città russa della regione di Kaliningrad.
Il mondo attuale si trova nello stato decritto nel 1929 da Thomas Mann? La storia non si ripete, ma la riflessione sul passato aiuta a non ripetere gli errori commessi. Cosa caratterizza il presente? La risposta è una: ci si muove tutti alla cieca. Parafrasando Montale sappiamo “ciò che non siamo”. Riguardo invece a “ciò che vogliamo” qui si ha la presunzione di saperlo. Vogliamo conservare, mantenere, ampliare e migliorare, costumi basati sulla libertà di uomini e donne, persone singole o in gruppi che vogliono continuare ad agire nella possibilità di creare le condizioni spirituali, materiali e lavorative in cui far prosperare l’esistenza. E che sanno di poterlo fare poiché vivono in società caratterizzate da una rete di diritti protettivi incastonati in un circolo di doveri e responsabilità. Tutto questo è oggi sotto attacco. Un attacco che rimestando nei nuovi demoni del disagio, vuole erodere norme e istituzioni democratiche, distruggere la sfera pubblica e intossicare le comunità attraverso menzogne e manipolazioni. Emblematico il fatto che i maggiori eventi internazionali dell’ultimo decennio, presidenza Trump e uscita del Regno Unito dalla UE, abbiano visto nelle menzogne il principale motore dei due risultati. Populismo e nazionalismo sotto accusa? Certo. Ma anche chi per comodità e pigrizia trascura l’ingiustizia sociale e le diseguaglianze che ne discendono, lacune strutturali dei nostri sistemi.
Anche la tragedia della nazione ucraina, paese invaso da un potere russo colonialista e imperialista è nutrita da menzogne. Quelle propagate da Mosca – l’inesistenza di popolo, Stato e lingua ucraine – e quelle più subdole diffuse da chi in Europa è pronto per varie ragioni a servire il Cremlino: le provocazioni occidentali avrebbero causato l’aggressione russa. Un servilismo che vede in alcune forze politiche italiane e tedesche, l’architrave di un pacifismo utile a Mosca per riorganizzarsi e colpire di nuovo. In definitiva un pacifismo che non vuole la pace ma sostiene chi ha già in mente la prossima guerra.
Per il gruppo al potere oggi a Mosca, l’Europa, le sue conquiste umanistiche e rinascimentali, rappresentano il male del mondo. Il progresso, la “torcia di Lucifero”, sarebbe il risultato dell’azione di Satana contro l’ordine divino dell’universo e la sacralità delle gerarchie. Queste costanti della cultura politica antioccidentale del Cremlino, sommate all’incapacità di elaborare il lutto della fine dell’URSS hanno dato vita a un nazionalismo morboso e irrealizzabile e a una corruzione patologica della società russa. Un “nichilismo giuridico”, così nel 2008 l’allora presidente russo Dimitrij Medvedev definiva lo Stato russo, al servizio di pochi. Una cupidigia che per sopravvivere deve negare libertà individuali e collettive, razionalità scientifica, materialismo e intelligenza astratta. Di questa strategia reazionaria la sottomissione ucraina doveva essere il primo, sottovaluto, livello.
Noi vogliamo invece sostenere lo sforzo di aggregazione europeo. Per diventare una potenza civile, per sconfiggere il revisionismo di potenze aggressive e militariste in politica estera e repressive in quella interna, l’UE dovrà però perdere la propria ingenuità storica e un certo dogmatismo istituzionale.
È nostra intenzione fare di tutto affinché si affermi un ordine internazionale basato sul principio di checks and balances e non trovi spazio nessuna sistemazione del mondo fondata su imposizioni metafisiche.
Un progetto che avrà bisogno di sostegno e critica.