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Formato Ramstein: i cieli dell’Ucraina li difendiamo noi

Uno scudo aereo per Kiev. Quarantaquattro paesi rispondono ai missili di Mosca e alle richieste di Zelenksy

di Barlaam

Uno “scudo protettivo per l’Ucraina”. Questa era stata la richiesta fatta martedì 4 ottobre da Volodymyr Zelensky ai capi di Stato e di governo dei paesi del G-7. La settimana precedente a Praga il leader ucraino aveva solo parlato di sistemi di difesa aerea. Il salto è avvenuto il 10 ottobre, dopo la pioggia di  missili russi su tutto il paese. Un’aggressione che ha fatto cambiare le priorità di Kiev. Anche se, secondo quanto affermato del paese assalito, circa la metà dei razzi, missili da crociera e droni lanciati da Mosca sono stati abbattuti. Un’impresa dovuta al funzionamento dei missili terra-aria Buk e S-300, dispositivi terra-aria a media gittata di fabbricazione sovietica. Nonostante ciò, Kiev lunedì 10 ottobre contava undici morti e gravi danni alle strutture energetiche del Paese.

Mercoledì 12 a Bruxelles ministri della Difesa e leader militari di quasi cinquanta paesi, riuniti nel cosiddetto formato Ramstein, hanno ribadito e coordinato il sostegno all’Ucraina. Martedì la Germania aveva consegnato il primo dei quattro sistemi di difesa aerea IRIS-T SLM. “È iniziata una nuova era “, ha scritto su Twitter il ministro della difesa di Kiev, Aleksej Reznikov. Quasi identiche le parole utilizzate dalla collega tedesca, Christine Lambrecht. Il passo di Berlino segna una svolta nell’atteggiamento tedesco? Per ora si è solo realizzato una parte dell’impegno “proteggeremo le città ucraine dai raid russi” sottoscritto da Scholz all’inizio di giugno.

Germania, arriva la svolta?

Va comunque sottolineato che quanto consegnato da Berlino non è solo il primo sistema di difesa aerea occidentale, ma anche il più moderno mai ricevuto dall’Ucraina. Un compito mantenuto grazie alla buona volontà dell’Egitto. Nel 2018 Il Cairo ne aveva infatti ordinato sette unità, accettando ora che quattro di loro vadano a Kiev che il prossimo anno dovrebbe riceverne altre tre. Dopo la Germania soddisferà l’Egitto. E alla fine anche la Bundeswehr riceverà i suoi strumenti. IRIS-T è un complesso di missili-antimissile guidato, operativo dal 2005, ideato per i caccia Eurofighter. Nel 2007 l’azienda produttrice, Diehl Defense, a questo ha aggiunto un sistema di difesa aerea a terra a medio raggio. SLM sta per Surface Launched Medium Range. Successivamente le capacità del dispositivo sono state aumentate: i missili-antimissile lanciabili da un solo vettore sono diventati otto. Il vettore è in grado di seguire il proprio bersaglio grazie a un impianto di ricerca a infrarossi capace di trasmettere i dati dell’obiettivo tramite GPS. L’oggetto da colpire viene rilevato da un radar con 360 gradi di copertura . Cosi utilizzato il sistema SLM, montato su un solo dispositivo, è più efficace del Patriot. Questo non solo ha bisogno di combinare più unità per garantire una completa copertura, ma è anche notevolmente più caro. IRIS-T dovrebbe quindi essere utilizzato principalmente contro droni, elicotteri d’attacco, aerei da combattimento, missili da crociera e missili a corto raggio. La superiorità dei missili Patriot, sta invece nella possibilità di intercettare anche missili balistici a medio raggio, nella maggiore gittata, fino a 100 miglia, e nella facoltà di caricare testate più potenti. Patriot è un altro dei sistemi chiesti da Kiev agli USA che finora non hanno voluto assumere impegni pubblici. Ora, l’attacco russo potrebbe rivelarsi decisivo nel far cambiare idea alla Casa Bianca. Lo testimonia il fatto che alla videoconferenza del G-7, Zelenskyy abbia ringraziato il presidente americano “per la sua decisione di fornire moderni sistemi antimissilistici e di difesa aerea, sistemi a medio e lungo raggio che consentiranno una difesa a più livelli”. Si tratta dei Patriot? Difficile dirlo. Per il momento Washington avrebbe dato via libera a un altro sistema: il National Advanced Surface-to-Air Missile System, o NASAMS. Struttura con missili intercettori con portate dai 30 ai 50 chilometri che dagli anni ’90 gli Stati Uniti stanno costruendo con la Norvegia. A luglio il governo americano ha annunciato che avrebbe consegnato due di questi sistemi all’Ucraina. Ora si afferma che il trasferimento è previsto per le “prossime settimane”. Nel frattempo i soldati ucraini hanno iniziato ad addestrarsi. Altri sei sistemi approvati ad agosto, invece, non sono ancora realizzati e saranno disponibili in futuro. Martedì Zelensky si è rivolto pure al presidente francese e al primo ministro italiano invocando la consegna dei sistemi SAMP/T che “potrebbero essere utilizzati nei prossimi mesi.” In questo caso si tratta di un sistema di difesa aerea sviluppato da Roma e Berlino capace di colpire bersagli a raggio medio. I missili-antimissile utilizzati sono gli Aster che possono volare tra 70 e 120 chilometri e intercettare vettori balistici con portata fino a 600 chilometri. Intanto sulla Francia cresce la pressione della NATO.

Prima i Baltici poi Berlino e Parigi

Per l’Ucraina Parigi deve fare di più. Anche altri paesi ritengono che con Kiev l’Esagono sia al di sotto delle proprie possibilità. Secondo l’Ukraine Support Tracker del Kiel Institute for the World Economy, la Francia con 216 milioni di euro di aiuti militari è solo al 13° posto degli aiuti a Kiev. La Germania, con una spesa di 1,2 miliardi di euro si trova al 4° posto. Questo in numeri assoluti. Se invece si prende la produzione economica come punto di riferimento, sia Parigi che Berlino sono dietro ai Baltici. I transalpini si giustificano affermando di essere attivi in tutto il mondo, mettendo in evidenza la propria deterrenza nucleare. Dopo gli ultimi attacchi russi però, anche Macron ha assicurato a Zelensky maggior sostegno. Cosi mercoledì 12 ottobre qualcosa si è mosso. Il Canada ha annunciato che avrebbe fornito al paese abbigliamento invernale, come guanti, stivali, parka e pantaloni. Altri stati hanno promesso munizioni, carburante e pezzi di artiglieria. “La nostra determinazione a sostenere l’Ucraina vale per tutte le stagioni”, ha affermato il Segretario alla Usa Difesa Lloyd Austin, che ha aperto la conferenza di Praga come ospite. “Continueremo ad espandere le capacità di difesa dell’Ucraina, sia per i bisogni urgenti di oggi che a lungo termine”.

 

 

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